L’ho più volte dichiarato: ho un debole per la trap. Se poi parliamo di trap al femminile, la questione si fa ancora più personale. Diversi generi musicali - il pop tra tutti - vedono la presenza di artiste donne come qualcosa di più o meno consolidato. Nel rap non è così. Ci sono esempi oltre oceano e rari esempi italiani, ma tendenzialmente il rap è sempre stato un genere maschile. Oggi la trap sta piano piano spezzando questa sorta di tacita regola.
Le voce delle ragazze
Negli ultimi anni stanno emergendo alcune trapper, rapper o artiste vicine alla scena, magari con influenze più “urban”, che anche solo cinque anni fa sarebbero state fantascienza. Cinque anni fa la presenza femminile era completamente assente.
Penso a Chadia Rodrigez, che è la più conosciuta insieme a Beba, ma penso anche a Madame (che a soli 17 anni sta proponendo uno stile innovativo e personalissimo, accompagnato da contenuti mai scontati e banali), Leslie, Fishball, Priestess, Comagatte, Eva Rea. Molti (o forse tutti) questi nomi non vi diranno nulla e probabilmente solo alcuni (forse pochi) diranno qualcosa ai più giovani - la loro popolarità non è ancora quella dei colleghi uomini - ma sono tutte ragazze che si stanno dando da fare per imporre la loro presenza sulla scena musicale.
Potremmo farci diverse domande, della serie: come mai ci sono così poche ragazze? Non ci sono o non riescono ad emergere? Il rap è davvero così maschile? Dipende dai contenuti che porta? E così via.
Un cambio di prospettiva
A prescindere da questi interrogativi, le cui risposte meriterebbero riflessioni a sé, quello che mi preme sottolineare è l’inversione di rotta che si sta facendo strada. Non serve dimestichezza con questo genere musicale e non sono nemmeno importanti i gusti e le opinioni personali per cogliere la portata del cambiamento che queste artiste stanno portando.
Stanno facendo sentire la loro voce, stanche di essere semplicemente una comparsa - spesso poco lusinghiera - nei testi degli artisti maschili. Lo fanno appropriandosi di termini nati con un intento denigratorio, svuotandoli dell’offesa e rendendoli innocui - se ci segui saprai che abbiamo già parlato di “bitch". Lo fanno attraverso atteggiamenti e modi di far musica che fino a ieri erano considerati prerogativa maschile o, in altri casi, facendo invece della loro femminilità un punto di forza e non di debolezza. Lo fanno mandando messaggi forti, parlando del loro essere donne in una scena composta dal 98% di uomini, parlando di questioni femminili e di parità di genere. Tutto questo, rivolgendosi soprattutto a ragazzine che stanno crescendo e cercando il loro posto nel mondo. E credo che crescere accompagnata dalle rime di un’artista che ti dice che l’essere donna non è - e non deve essere - un ostacolo per fare ciò che ami, sia un ottimo modo di crescere.
Le ragazze (ve le) stanno cantando. Vale la pena ascoltarle.
3 comments
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