Qualche giorno fa leggevo dei post sulle storie di Instagram di una pagina che seguo. Si parlava di body shaming (la pratica con cui si denigra una persona per il suo aspetto fisico), peli e corpi femminili, imperfezioni, cellulite. Moltissimi messaggi potrebbero essere racchiusi in una frase, il cui concetto è stato citato da diverse persone che partecipavano al dibattito: "se fosse esistito Instagram quando ero adolescente, non avrei passato anni ad odiare il mio corpo".
Corpi e Instagram
In Instagram convivono gli opposti: profili di persone palestrate, ritoccate, perennemente in posa, truccate, vestite di tutto punto. Corpi considerati belli, bellissimi, invidiabili, desiderati. E poi profili di persone che mostrano il proprio corpo per quello che è, con difetti, imperfezioni, occhiaie, peli, forme, espressioni. Corpi considerati comuni, per alcuni bestiali, per altri bellissimi. Per tutti, corpi da osservare, per alcuni, corpi in cui riconoscere il proprio, senza giudizio, senza imbarazzo, senza vergogna.
La prima tipologia di corpi affascina, è come un'opera d'arte stilisticamente perfetta, di cui non si fatica a riconoscerne la bellezza. La seconda tipologia rimanda a un'opera d'arte meno precisa, ma, proprio per questo, con un'immenso valore. Sono corpi che riportano a casa, che non fanno sentire inadeguati o inadeguate, sono corpi che si mostrano esattamente per quello che sono.
Body positivity
Sono quest'ultimi i corpi attraverso i quali viaggia il movimento della BodyPositivity, che fa del "amati per come sei" il suo manifesto. Il concetto è nato per rappresentare i corpi emarginati, considerati brutti, grassi, inadeguati agli standard di bellezza. È gridare "io esisto e non ho nulla di cui vergognarmi", è voler essere rappresentati e rappresentate in pubblicità e campagne di comunicazione che mettono al centro corpi taglia 38 o addominali scolpiti. Non è un caso se molti brand (H&M, Asos e altri) hanno deciso di eliminare la post produzione dalle foto di modelle e modelli, finalmente scelte e scelti rappresentativi di diverse taglie. Nelle foto dei negozi online di questi brand trovate smagliature, cellulite, peli, tessuto adiposo. Ed è bellissimo. Perché diventano corpi come il tuo, corpi accoglienti, corpi caldi.
Instagram ha dato un enorme impulso a tutto questo. È il mezzo attraverso cui, chi non ci sta, può esprimersi, forte, se è un personaggio pubblico, della visibilità raggiunta. È il caso di Muriel, FumettiBrutti, Trainin Pink, Bella Thorne, Michela Giraud, Selena Gomez, che sono solo alcuni esempi di donne che hanno scelto di non censurare, ritoccare, mascherare i propri corpi e di farsi portavoce, in maniera diversa, della Body Positivity.
Educare all'accettazione di sé
Il corpo è espressione, non limite. Ed è questo che è necessario insegnare agli adolescenti, a prescindere dal loro genere. Amarsi per ciò che si è.
In questo, i genitori sono chiamati a una sensibilità attenta: spesso ci sono commenti fatti in buona fede, che rischiano di alimentare idee e vissuti negativi verso il proprio corpo.
"Dovresti mettere su un po' di muscoli.", "Mangia di meno.", "Non ti stanno più quei jeans?", "Ti è aumentata la cellulite.", "Ti vedo gonfia.", "Hai messo su un po' di panzetta?", "Metti la crema su quella cicatrice, se no ti rimane il segno.", "Quando andiamo dall'estetista?", "Ti sei iscritto in palestra?"
Frasi e domande all'apparenza innocue, mascherate da quella che sembra - e tante volte è - una lecita preoccupazione. Frasi e domande che rischiano, però, di far passare un unico modello di corpo bello, facendo sentire inadeguati gli altri.
Educare all'accettazione di sé significa far passare il messaggio che ciò che si fa sul, per e attraverso il proprio corpo lo si deve fare solo ed esclusivamente per sé, non per conformarsi a degli standard di bellezza imposti. La riflessione da condividere e su cui ragionare diventa allora: quanto questi standard sono interiorizzati? Quanto incidono sulle nostre scelte senza che nemmeno ce ne rendiamo conto? Quanta libertà abbiamo di esprimere davvero il nostro corpo?
"Be naked, be art" ("sii nudo/a, sii arte") ho trovato scritto su un muro di una città una volta. Niente di più vero.
3 comments
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