Il futuro è già passato.
Corre l’anno 2020. La Terra è paralizzata da una pandemia globale a causa di un virus, denominato Covid-19, che a inizio anno ha messo in ginocchio il sistema sanitario di diversi Paesi, tra cui l’Italia. Durante il periodo di lockdown, attuato per evitare la circolazione del virus, le strade sono perlopiù deserte, eccezion fatta per qualche rappresentante delle forze dell’ordine, corrieri di Amazon, Deliveroo o Just Eat e alcuni individui che si aggirano con la mascherina sul volto alla ricerca di un supermercato o una macchinetta dove comprare le sigarette. La maggior parte dei negozi sono comunque chiusi e, quando si esce di casa, è necessario avere con sé un documento di autocertificazione.
All’interno delle proprie abitazioni le persone mandano avanti la loro vita attraverso la tecnologia. Il lavoro viene svolto in modalità telematica, anche se smart working suona meglio. E così, mentre i genitori continuano a lavorare e dopo colazione si apprestano a connettersi in videoconferenza per partecipare alle riunioni online, i figli e le figlie si collegano alla loro aula virtuale tramite piattaforme dedicate alla didattica a distanza. La sera, dopo aver ordinato online la cena, c’è chi, per rilassarsi, decide di seguire una diretta su Instagram che riesce a coniugare l’intrattenimento con un po' di sana crescita personale, chi avvia una videochiamata con la propria insegnante di pilates per mantenersi in forma, chi ancora si collega al palinsesto di Twitch, per assistere alla maratona di dirette di qualche streamer, così da distrarsi un po'. I servizi di intrattenimento digitale hanno preso il volo e Disney+, Netflix e Amazon Prime rendono disponibili sin da subito alcuni film che tempo addietro sarebbero usciti prima nelle sale cinematografiche, ormai un lontano ricordo. Il mercato dei videogiochi è in costante crescita, al punto che le console di nuova generazione sono diventate introvabili e c’è chi sta facendo una fortuna rivendendole negli shop online a prezzi stellari. Travis Scott, trapper di fama mondiale, ha da poco concluso il suo tour virtuale sul videogioco Fortnite, registrando un numero di accessi impressionante. Sullo sfondo, il 5G, la nuova infrastruttura di rete mobile, sta per fare il suo debutto, promettendo alle persone di collegarsi in modo più rapido ed efficiente alle proprie tecnologie, trasmettendo una quantità maggiore di dati e consentendo alle Iot, strumenti tecnologici dotati di intelligenza artificiale e presenti in sempre più case, di comunicare in modo più efficace tra di loro.
Lette un anno fa, queste righe sarebbero potute sembrare l’incipit di un racconto di fantascienza, piuttosto distante dalla realtà che a Dicembre 2019, stavamo placidamente vivendo. In realtà non è altro che il bilancio del 2020, un anno all’insegna del digitale, che ci ha trasportato nel futuro.
Proprio così, il futuro è arrivato di botto, al netto - o forse proprio a causa - di una pandemia globale, ed è il momento di iniziare a prenderne consapevolezza.
Que serà, serà, ma anche no.
Il minimo comune denominatore è ancora una volta il digitale, che è diventato, come era lecito prevedere, un elemento fondante delle nostre vite, oggi più che mai. Nella percezione collettiva il digitale non è più un aspetto marginale della quotidianità (spoiler: non lo è mai stato), qualcosa relegato esclusivamente ai nativi digitali, da sempre tacciati di essere iperconnessi, ma una realtà con cui tutti e tutte ci siamo ritrovati/e a dover fare i conti. Il digitale è arrivato come un treno in piena faccia e coloro che avevano già fatto il biglietto (online) sono riusciti a salirvi illesi, mentre chi non se l’aspettava ha dovuto adattarsi drasticamente per non farsi travolgere. E quindi, in un periodo in cui il mondo pareva rallentare, il digitale ha accelerato la sua corsa, proiettandoci in un 2021 nel quale non potremo più permetterci di farci cogliere impreparati/e. Per questo è fondamentale, oggi più che mai, promuovere educazione digitale, fare tesoro di ciò che abbiamo sbagliato sulla nostra pelle per migliorarsi, migliorarci e mettere a frutto ciò che di buono si è imparato. E questo non riguarda solo le istituzioni, le scuole e le aziende ma tutti e tutte noi che oggi ci troviamo a dover educare e formare le nuove generazioni. Instaurare un rapporto sano con il mondo digitale e insegnare come farlo non è più una moda, un capriccio e nemmeno una semplice necessità. È una responsabilità, che dobbiamo assumerci a livello collettivo, in modo da vivere i prossimi cambiamenti in modo sano e proattivo. Altrimenti non ci sarà #andràtuttobene che tenga, e continueremo a passare il messaggio che farsi gestire dalla tecnologia è più comodo di imparare a essere noi a gestirla. Approfittiamo di quest’anno passato per iniziare a mettere l’utilizzo virtuoso del digitale nella lista dei buoni propositi, così da cercare di comprendere di più quel mondo che fino a ieri guardavamo con timore e sospetto, al fine di sfruttarlo per avvicinarci di più alle nuove generazioni.
Nel salutare questo sfiancante 2020 riflettiamo quindi sul fatto che è stato (anche) grazie al digitale se siamo riusciti ad andare avanti, quando tutto là fuori si era fermato.
2 comments
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