Sempre di più, quando ci si riferisce al mondo digitale o si descrive la propria attività online, si utilizzano termini che rimandano a un ambiente fisico: “Ho fatto un giro sul suo Instagram” “Hai visitato il suo profilo?” “Sono andata su YouTube a cercare quel video”.
Tutti questi verbi di moto denotano il fatto che lentamente abbiamo iniziato a popolare gli ambienti digitali e a considerarli alla stregua di veri e propri luoghi fisici, nei quali trascorriamo gran parte delle nostre giornate.
Risulta quindi necessario, esattamente come a scuola si studiava educazione civica, capire come vivere al meglio nel mondo online, così da poi trasmettere queste conoscenze per educare le nuove generazioni ad abitare il web in maniera sana e consapevole.
Essere nativə digitali, infatti, non significa automaticamente essere in grado di districarsi online, esattamente come venire al mondo non significa necessariamente saper stare al mondo ed avere tutte quelle competenze civiche in grado di renderci cittadinə modello.
Lo stesso vale per il mondo digitale e proprio per questo è importante parlare di cittadinanza digitale con figlə, alunnə, e nuovə cittadinə.
Ma quali sono le caratteristiche che bisogna avere per essere cittadini e cittadine digitalə consapevoli e quali competenze si possono tramettere per facilitare le persone a orientarsi al meglio negli habitat online?
Empatia
L’empatia va allenata, anche nel mondo digitale, e per farlo è necessario capire che dietro profili e nickname ci sono persone in carne ed ossa e non semplici avatar. Esattamente come dal vivo non ci permetteremo mai di insultare una persona che non conosciamo, la stessa cosa dovrebbe valere sul web. Sembra banale, eppure basta dare una scrollata alla sezione commenti di un qualsiasi social network per accorgerci che non lo è affatto.
Proprio per questo è stato redatto il Manifesto della comunicazione non ostile, un documento che si pone l’obiettivo di fornire alcune indicazioni di buon senso utili a comunicare in maniera civile quando si è online. Tra queste il fatto di contestare liberamente un’idea con la quale non siamo d’accordo, evitando però di insultare o attaccare direttamente la persona che l’ha espressa, in modo da evitare inutili flame (risse virtuali).
La comunicazione online, soprattutto quella scritta, è già per sé estremamente delicata, basti pensare a quanti problemi possono nascere a causa di un messaggio mal interpretato.
Frequentando diversi gruppi Telegram mi accorgo infatti che numerosi fraintendimenti nascono dal fatto che il tono dei messaggi non viene recepito, perciò una frase che voleva suonare ironica, senza una faccina che ride ad accompagnare il testo del messaggio, può scatenare malumori. Ecco perché è importante far comprendere allə neo cittadinə digitali che la comunicazione scritta, giocoforza, è priva di tutti quegli aspetti che contribuiscono a dare calore a una conversazione, ragione per cui si può sopperire con una emoji, che è universale, di solito non lascia spazio a fraintendimenti e permette di aggiungere empatia dove manca.
Senso critico
Il senso critico sul web è ciò che permette di riuscire a discernere le notizie vere da quelle false, di dubitare di ciò che si legge e di chi si conosce online, e in generale, di orientarsi al meglio nella selva di stimoli e di informazioni da cui si viene bombardate e bombardati ogni giorno. Proprio per questo è una competenza fondamentale per la cittadinanza digitale.
Esattamente come l’empatia il senso critico può essere allenato. Come? Cercando di farsi il più possibile le giuste domande prima di pubblicare un post, di condividere una notizia, di accettare la richiesta di amicizia da parte di una persona sconosciuta.
Prendiamo come esempio le fake news.
Quando si parla di fake news è importante operare una distinzione netta tra disinformazione e misinformazione. La disinformazione avviene quando c’è l’intenzione precisa di creare e condividere informazioni false. La misinformazione avviene invece quando si condividono notizie senza sapere che sono false. È molto più frequente la seconda rispetto alla prima perché spesso le notizie false create consapevolmente vengono realizzate in modo da avere una carica virale.
Proprio per questo è fondamentale insegnare a non soffermarsi sul titolo o l’immagine della notizia, ma andare oltre, leggere attentamente il testo, ricercare se la fonte è affidabile, valutare se la news è stata riportata anche su altri siti.
Cacciare le fake news può essere un esercizio estremamente utile per stimolare la propria capacità critica e “combattere” la velocità del web, che porta ad agire prima che a pensare.
Privacy
Il concetto di privacy, oggi, è molto diverso rispetto a trent’anni fa. Ecco perché, esattamente come per la disinformazione e la misinformazione, bisogna anche in questo caso fare una distinzione tra comunicare e diffondere.
Per far comprendere meglio questo concetto si può spiegare che, mentre comunicare significa informare in maniera consapevole le altre persone, diffondere vuol dire invece seminare informazioni, anche personali, senza averne piena consapevolezza. Ad esempio postare una foto nella quale si indossa la divisa della propria società sportiva è un modo per informare le altre persone di quale sport si pratica o di dove solitamente ci si allena, senza che vi sia dietro l’intenzione consapevole di comunicare questa informazione.
Ogni volta che pubblichiamo una foto, un post, o una storia su Instagram, infatti, stiamo dando in pasto al web delle informazioni che riguardano noi o le nostre abitudini offline.
Per questo, quando si educa alla cittadinanza digitale, bisogna porre l’accento sul fatto di non condividere dati o informazioni personali e, al limite, togliere la geolocalizzazione che talvolta viene attivata di default per alcuni social network. La prudenza non è mai troppa.
Allo stesso tempo è importante insegnare a creare password complesse, con maiuscole e numeri, così da impedire o quantomeno arginare il rischio di furto degli account. Importante, soprattutto per chi ha figlie e figli molto giovani, spiegare loro che la password è personale e non va condivisa con nessuno.
In generale, se è la prima volta che si accede a un nuovo social nework, è sempre utile verificare le impostazioni per la privacy presenti all’interno del social stesso e valutare se modificarle, ad esempio impostando il profilo da “pubblico” a “privato”.
Cultura Digitale
Infine, come ultimo punto, una caratteristica che non può mancare per vivere al meglio il web è la cultura digitale che non ha nulla a che vedere con il sapere alla perfezione come funziona Tik Tok, conoscere a menadito le funzionalità di Twitch o essere al corrente di tutte le notizie relative alla vita di questo o quella influencer. No, avere cultura digitale, per me, significa, andare oltre la superficie dell’iceberg e cercare di approfondire il più possibile cosa c’è dietro a fenomeni, tendenze, usi e costumi del web, appellandosi al famoso senso critico e ponendosi sempre le giuste domande. Perché quella challenge sta riscuotendo così tanto successo? Perché quel canale ha ottenuto così tante visualizzazioni? Cosa avrà di così interessante quel nuovo social network?
Porsi in maniera curiosa e non giudicante nei confronti di quelli che sono i meccanismi del web e scoprire le dinamiche che sottostanno agli ambienti online e a chi li frequenta è forse la competenza più utile per abitare in maniera sana e consapevole il mondo digitale e diventarne cittadinə espertə.
2 comments
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