Nel primo articolo di Humee concludevo scrivendo che la musica è lo specchio dei tempi, evidenziando come la trap, e il rap in generale, abbiano l’incredibile capacità di fotografare spaccati della società contemporanea e di offrirli a chi sa coglierne le sfumature senza distogliere lo sguardo.
La maggior parte di queste fotografie, infatti, rappresentano il mondo delle nuove generazioni in maniera diretta, senza fronzoli, risaltandone usi e costumi, cultura e valori. All’interno dei testi rap, colorati e coloriti, zeppi di termini slang e di neologismi incomprensibili per molti “adulti”, un ruolo determinante è occupato dalla droga.
Da “Ohi Maria” fino alle pastiglie di Fedez
Concedetemi di fare un bel passo indietro e di approfondire come sia cambiata la narrazione della droga nel rap italiano.
Siamo negli anni 90: “Io e la mia signorina” di Neffa e “Ohi Maria” degli Articolo 31 rappresentano un inno d’amore alla marijuana, che viene glorificata. Qui l’allusione, più sottile nel brano di Neffa, piuttosto esplicita in quello degli Articolo, aggira il tabù delle droghe, rappresentando allo stesso tempo una parodia della musica nazionalpopolare italiana.
Pochi anni dopo, i Club Dogo e il TruceKlan, due collettivi rap rispettivamente di Milano e Roma, si inseriscono a gamba tesa nel discorso droga proponendo un immaginario scuro, vivido e incredibilmente reale delle sostanze. “Ho fatto il coca rap prima dei rapper ad Atlanta”, così scrive Jake la Furia in “Purò Bogotà”, brano di rottura e simbolo di una generazione più disillusa e consapevole, anche per quanto riguarda le droghe pesanti. “Cocaina”, in cui è presente Noyz Narcos (un nome, un programma) dei TruceKlan, è un pezzo che maledice la polvere bianca, mostrando attraverso un video per stomaci forti le conseguenze dell’essere schiavi di una sostanza.
Nel frattempo si stanno affermando le droghe sintetiche e Fedez (sì lo stesso Fedez che oggi è l’idolo di mamme e bambini) insieme a Emis Killa cantano di una generazione che “ha preso più pastiglie di una lavastoviglie”. Lentamente ma inesorabilmente il rap si sta allontanando dalla visione dark delle sostanze proposta da Dogo e Truceklan, virando verso un immaginario colorato e vivacissimo dove la droga esce dai brani, entrando a far parte dell’estetica dei nuovi protagonisti della scena musicale italiana: i trapper.
“Il viola mi dona frà”
“Purple drunk”, “Lean”, “Sciroppo viola”, “Makatussin e Sprite”: nei testi e nei video musicali (dove il viola è onnipresente) la codeina diventa un simbolo, un accessorio come la bandana e gli occhiali da sole, un modo per affermare il proprio nichilismo nei confronti di una società sempre più individualista, dove il futuro e il cash (denaro)te li devi prendere sbattendotene del resto, contando solo sulle tue forze. A dispetto dei colori sgargianti, delle liriche superficiali, e delle linee melodiche più allegre, la trap cela una profonda malinconia, una depressione latente che si manifesterà pochissimo tempo dopo, con interviste e brani che pongono l’attenzione sull’abuso di psicofarmaci da parte dei giovani trapper. “Young Signorino” e “Side Baby” mostrano il lato B delle droghe e, a discapito di ciò che si possa pensare, sono estremamente lucidi nel farlo.
“Andarci sotto” con le sostanze non è mai figo, non lo è mai stato in realtà, e sebbene oggi la droga sia comunque sempre molto presente nei brani rap, la consapevolezza di questo è ciò che fa la differenza. Che sia un Tha Supreme che, come citavamo in apertura al mese di luglio, “si imbarazza se ripensa che a scuola aveva la lean nel backpack”, o una realtà più cruda come gli FSK che “Ansia no, ho fatto due soldi e ho detto bianca: STOP” (salvo poi ricredersi “dopo due secondi Polo Nord”), la droga rispetto a pochi anni fa non è più un orpello estetico da sfoggiare ma qualcosa da conoscere a 360 gradi.
Tutto interessante ma a questo punto la domanda è lecita: come si può sfruttare strategicamente la conoscenza della musica rap per fare educazione alle sostanze?
Aprire le orecchie per non chiudere un occhio
Durante un’aula di “Genitori Digitali” mi colpì molto la testimonianza di una mamma che raccontò di come attraverso la musica trap era riuscita a comprendere meglio la propria figlia adolescente. La ragazza ascoltava spesso i brani di Izi, rapper genovese, e durante un viaggio in macchina la madre, stufa di vedere la figlia perennemente con le cuffie, le chiese se aveva voglia di dirle il titolo del brano così che potessero metterlo sull’autoradio. Dopo averlo sentito, senza minimamente scandalizzarsi, la madre chiese alla ragazza di farle ascoltare altri pezzi e passarono la vacanza ad ascoltare i brani di Izi e a cantarli ad alta voce, rafforzando il loro legame.
La musica può essere un modo potentissimo per conoscere meglio i propri figli e allo stesso tempo una chiave per parlare di argomenti dai quali non si saprebbe nemmeno da dove cominciare. In questo i trapper si possono rivelare degli insospettabili alleati e la loro musica un veicolo per affrontare temi scomodi come l'educazione alle droghe, partendo dalla percezione che ne hanno le nuove generazioni e arrivando a parlare della loro prevenzione.
Richiede sforzo - per rimanere aggiornati- pelo sullo stomaco - per non scandalizzarsi - e una buona capacità di andare oltre i pregiudizi. Ma il risultato vale sicuramente lo sforzo. Garantito da Humee!
5 comments
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