Che cos’è la normalità? Fino a qualche mese fa probabilmente in pochi ci saremmo fermati a pensarci: la normalità era la vita di tutti i giorni, ma con il Coronavirus siamo stati costretti a mettere in discussione tutto, partendo proprio dalle cose più normali.
Dopo mesi di totale lockdown siamo entrati nella fase delle riaperture e del ricongiungimento con parenti e amici, seppur mantenendo le distanze di sicurezza. Nonostante si senta parlare di ritorno graduale alla normalità, è importante essere consapevoli che non si tratterà di quella a cui eravamo abituati prima, ma di qualcosa di nuovo, al quale dovremo adattarci.
Cosa pensano gli adolescenti di questa nuova normalità che li attende? L’ho chiesto ad un gruppo di ragazze e ragazzi tra i 13 e i 16 anni ed ecco le loro risposte.
La normalità prima del Covid 19
Ognuno di noi prima del virus aveva le proprie abitudini, la propria quotidianità. I ragazzi e le ragazze che sono stati intervistati hanno raccontato di quanto le loro giornate fossero piene: sveglia presto, autobus o treno, scuola e nel pomeriggio dividersi tra compiti, attività sportiva e amici. Non erano mai fermi e anche quando stavano a casa passavano il loro tempo sui social per tenersi sempre aggiornati su quello che stavano facendo i loro coetanei. Non avevano tempo di annoiarsi, avevano combattuto per ottenere più libertà dai genitori e si godevano quelle ora in più lontano da casa e dallo sguardo degli adulti.
Mi hanno detto che, fino al momento in cui tutto si è fermato, non avevano mai pensato a cosa fosse la normalità perché la vedevano come qualcosa che scorre senza che ce ne accorgiamo, qualcosa che non comporta grandi cambiamenti, ma è legata alle attività di tutti i giorni. Poi, all’improvviso, qualcosa è cambiato e cosa fosse la normalità è stato subito evidente.
La nuova normalità
Nei mesi del lockdown tutti i punti di riferimento sono andati persi e quelle attività e quegli amici che riempivano le giornate sono venuti a mancare.
Gli adolescenti intervistati mi hanno raccontato di come hanno cercato di riempire le lunghe giornate a casa: la scuola ha sicuramente occupato una grossa fetta di tempo, mentre per il restante hanno cercato di organizzare videochiamate per tenersi in contatto con gli amici. Hanno simulato aperitivi e merende fino a quando, il 18 maggio, è stata data loro la possibilità di rivedersi mantenendo il distanziamento sociale.
Queste piccole libertà sono state senz'altro accolte positivamente, ma gli adolescenti sono i primi a dire che questa non è normalità, quanto piuttosto qualcosa di nuovo.
La prima cosa che vorrebbero fare, dopo mesi lontano, è abbracciarsi, stare vicino e parlarsi senza dover usare la mascherina.
Poi c’è la questione scuola, che ancora non c'è e rispetto alla quale non si hanno delle linee guida per la ripresa. Ci sono le code fuori dai negozi, le distanze da rispettare e molte regole da imparare e a cui attenersi. Per questi motivi, dicono di rifiutare la parola normalità e preferire il termine adattamento.
Il ruolo dei genitori
Ma adesso veniamo a voi, cari genitori, che ancora una volta avete il ruolo più difficile.
Per quanto riguarda i più piccoli siete sicuramente il sostegno fondamentale, il modello al quale ispirarsi e dal quale capire come è meglio comportarsi.
Gli adolescenti chiedono invece di ritrovare il proprio spazio, chiedono di poter riacquistare piano piano le vecchie libertà e di vedere di nuovo i propri amici. Dopo due mesi passati in casa con la famiglia è infatti normale che cerchino dei momenti per loro stessi. Non per tutti risulterà però facile riprendere i “normali” ritmi: per questo, vi viene anche chiesto di rispettare i loro tempi, senza spingerli ad uscire nel caso ancora non si sentissero pronti.
Le parole d’ordine sono comprensione ed empatia e una forte relazione nella quale confrontarsi.
3 comments
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Nimabi 1 Dicembre 2023
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