Il tasto più dolente: l’organizzazione
In quale mondo, retrogrado e fuori da ogni logica, è stata concepita questa folle, folle idea dei tre mesi di vacanza? Chi è lə pazzə che ha pensato di concentrare tutte le attività educative in 9 mesi? Nulla mi toglie dalla testa l’idea che il calendario scolastico debba essere stato plasmato sulla famiglia degli anni 50, in cui lavorava un solo genitore (non c’è bisogno che vi dica chi, vero?) e l’altra si occupava dellə bambinə, nei casi più fortunati scorrazzandolə al mare, in montagna o in campagna per un salubre cambio d’aria.
In un periodo in cui è già un traguardo potersi fermare per un paio di settimane, e un privilegio poterlo fare in contemporanea all’altrə genitorə, come è possibile che questo status quo sia stato mantenuto negli anni nonostante la società si sia modificata in una direzione diametralmente diversa? Come ogni anno, milioni di genitorə si portano a casa un bel master gratuito in “summertime management” (dovrebbero aggiungere la skill su Linkedin). Ma se questa formazione “sul campo” è gratuita, non si può dire altrettanto delle attività estive per bambinə e ragazzə: il costo medio dei centri/campi estivi ha raggiunto, infatti, i 170€ a settimana (per ogni figlə): non ci vuole un ragioniere per capire quanto queste soluzioni pesino sull’economia familiare. In un periodo storico che vede, tra l’altro, alzarsi sempre di più l’età pensionistica, molte famiglie non possono neanche godere dell’appoggio di nonne e nonni magari ancora sessantenni e nel pieno dell’attività lavorativa.
Smartworking: gioie e dolori
Nelle ultime due estati, un’altra variabile si è aggiunta alla già complessa situazione dell’Estate Italiana: lo smart working. Devo dire che se da una parte ha consentito a tuttə noi genitorə di prolungare la permanenza nelle seconde case o nelle zone di vacanza, dall’altra ci ha resə sempre più connessə, facendo risultare un miraggio il tanto desiderato digital detox, di cui Stefano scriveva qualche settimana fa.
Ho visto colleghə, clienti e fornitorə, gestire call e appuntamenti dai luoghi più disparati: ricordo con molto affetto uno di loro che, collegandosi da Ostia, aveva creato una postazione di lavoro davanti alla sua cabina ed affermava: “Sono le 18 e ancora non ho visto il mare, ma almeno mio figlio si sta divertendo!”.
Questo è il senso, un po’ infido, dello smart working all’italiana, ma anche uno spaccato estremamente lucido dell’estate di moltə genitorə.
La solitudine dei numeri primi
Il 26% delle famiglie italiane con prole, ha unə solə figlio e questo aggiunge un’ulteriore criticità, al quadro che certo non è roseo. Quando non ci si riesce ad organizzare con amici e amiche o nei centri estivi, lə bambinə si trovano spesso a passare una buona dose di tempo solə, magari di fianco a mamma e papà che lavorano da casa. E questo perché la Scuola, che rappresenta la loro seconda casa, una parte consistente del loro mondo, chiude i battenti il 10 giugno, per riaprili solo tre mesi più tardi. Io vedo in questo sistema un’enorme ingiustizia sociale oltre che educativa, basata sul presupposto che la vita lavorativa, economica, ma anche relazionale di una famiglia si possa basare su questo ritmo.
È per questo che ringrazio tutte le persone (famiglia, amicə ed educatorə) che hanno aiutato Tommi, Matteo e me a passare un’estate serena e ricca di esperienze diverse e mando un abbraccio virtuale a tuttə lə genitorə che come me stanno per “tirare un sospiro di sollievo” ma con il cuore gonfio di malinconia. Perché, in fondo, aspettiamo l’estate tutto l’anno.
1 comment
Creare un cont Binance 4 Agosto 2023
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