Sì, ma che ansia!
Durante gli incontri con ragazzi nelle scuole mi è capitato spesso di origliare le loro conversazioni nei corridoi e ho potuto riscontrare come la parola “ansia” fosse ricorsiva: “Dici che domani la prof interroga di nuovo? Sì, ma che ansia!”, “La vuoi piantare di chiedermi sempre la stessa cosa? Mi stai ansiando!”, “Ho l’ansia che non mi risponda al messaggio…”
L’ansia non è solo la malattia del ventunesimo secolo, ma anche uno dei termini più utilizzati oggi dagli adolescenti. È diventata un’espressione quasi gergale che contiene al suo interno una gran quantità di significati che talvolta non hanno direttamente a che fare con quello reale e proprio del termine. È dunque da chiedersi se sia nato prima l’uovo o la gallina e quindi se l’uso così frequente della parola ansia evidenzi, effettivamente, un disagio diffuso da parte dei giovani che lamentano questo stato perenne.
Ansia e Digitale
Una recente indagine svolta in Italia conferma che, purtroppo, il termine è utilizzato meno a sproposito di quanto possa sembrare e che circa il 10% dei ragazzi compresi in una fascia di età tra i 12 e i 25 anni soffre di forme depressive o ansiose (dati ISTAT). Questo dato, di per sé allarmante, rappresenta il termometro di un contesto nel quale l’ansia sta assumendo le caratteristiche di un tratto sociale. In altre parole, l’espressione “che ansia!” si può considerare
come un meme dei nostri tempi, uno slogan virale, e soprattutto una forma di eredità culturale che sempre più si sta diffondendo nella popolazione più giovane.
Il fatto che così tanti adolescenti sperimentino vissuti d’ansia durante il loro percorso di crescita è normale e in qualche misura fisiologico, tuttavia questo aumento degli stati ansiosi viene attribuito anche alle nuove tecnologie e all’uso massiccio che i ragazzi ne fanno.
La ragione è semplice: l’adolescenza, e i cambiamenti che caratterizzano questo periodo, di per sé sono rimasti invariati, ma sono oggi declinati in un mondo, quello digitale, che ha modificato drasticamente il loro rapporto con diverse dimensioni come lo spazio, il tempo, l’identità e le relazioni, andando a generare vissuti d’ansia inediti.
La quantità di stimoli che un nativo digitale riceve oggi dal web è infatti soverchiante rispetto a quella di un adolescente di 10 anni fa e gli spazi dedicati alla noia sono radicalmente diminuiti andando a generare una sorta di ansia da “vuoto”, un vuoto che bisogna riempire il prima possibile, perché insopportabile.
Questa iper-stimolazione influenza il ritmo sonno-veglia dei nativi digitali e, stando alle ultime ricerche sembra avere dei risvolti anche nell’esposizione agli stress emotivi e affettivi, facendo emergere disturbi depressivi o ansiosi.
Un altro caso di come l’ambiente digitale sia determinate in tal senso è il cyberbullismo: mentre prima l’ansia di essere aggrediti dal proprio bullo era circostanziata in particolare all’ambiente scuola, oggi, la possibilità di essere raggiunti in qualsiasi momento e a qualsiasi ora dal proprio aguzzino amplifica enormemente lo stress e l’ansia che ne deriva.
Mio figlio è ansioso, cosa posso fare?
Come genitori è importante non minimizzare il problema e cercare in ogni modo di accettare l’ansia del/la figlio/a. Spesso, soprattutto in adolescenza, è facile vergognarsi del proprio stato ansioso, considerabile come un segno di debolezza che è preferibile tenersi per sé, anche per non arrecare stress e preoccupazioni ai genitori. Fondamentale risulta quindi ascoltare il/la proprio/a figlio/a e rappresentare per lui un “porto sicuro”. Cosa significa? Non farlo sentire in difetto né tantomeno rassicurarlo eccessivamente, dicendogli che comunque tutto passerà. Piuttosto che riempirlo/a di consigli è più importante cercare di accogliere il suo stato ansioso, mostrandosi presenti e invitandolo/a a esprimersi in merito quando ci sarà occasione, magari raccontando le proprie esperienze personali sull’ansia, come testimonianza.
Ovviamente, una buona azione per prevenire l’ansia, è quella di non sovraccaricare di aspettative i propri figli. A quello ci pensano già i social network.
Infatti, per quanto riguarda le forme d’ansia più legate al digitale, ritengo che l’educazione al Web 2.0 sia la chiave preventiva più efficace. Come genitori diventa oggi fondamentale imparare a conoscere il mondo digitale, così da insegnare ai propri figli a gestire il flusso di informazioni che provengono da quel mondo e a dar loro il giusto peso, a stabilire tempi e limiti da dare all’attività online così da poter vivere in maniera più serena sia l’ambiente digitale che quello analogico.
1 comment
Enregistrement à Binance 31 Dicembre 2023
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